Ritorno a teatro

Chi ha assistito a una rappresentazione teatrale di un’Ottava classe sa che non si tratta mai di una recita di fine anno come le altre, né di uno “spettacolino” senza pretese per salutarci prima dell’estate. E’ qualche cosa di diverso. Si tratta della conclusione di un percorso di crescita, artistico e pedagogico, iniziato otto anni prima con le filastrocche e le poesie, e composto da euritmia, movimento, artigianato, lavoro manuale, musica, recitazione e tanto altro.

Se glielo chiedessimo, molti maestri risponderebbero probabilmente che è quello il vero esame di Ottava, forse ancora più importante dell’altro che, a fine anno, i ragazzi sosterranno per “volare” al Liceo.
Chi invece non si è mai imbattuto in questa esperienza, probabilmente, assistendo, avrà sul viso lo stesso, piacevole stupore e senso di incredulità che ho visto sul volto di una signora seduta a qualche poltrona di distanza da noi che, proprio pochi minuti prima dell’inizio, ci aveva chiesto, guardando l’ora, informazioni su durata e altri dettagli poco importanti.

Tre giorni vissuti intensamente dai ragazzi in quattro spettacoli, ognuno diverso dall’altro, ognuno unico e irripetibile…E la sensazione è proprio quella di quando gli occhi e il cuore vivono un’esperienza che sanno di non poter mai più ripetere.
Non è soltanto perché i ruoli ruotano e ogni ragazzo interpreta, nelle varie serate, personaggi diversi. E’ l’atmosfera che si respira dappertutto. E’ quella elettricità nell’aria, la gioia e la soddisfazione negli occhi di maestri e genitori; è la commozione di osservare un’intera comunità accorrere in un piccolo teatro di periferia, a vedere come si sono trasformati e quanta consapevolezza hanno acquisito quei bambini diventati ragazzi che, solo pochi anni fa, popolavano gli asili e i giardini della nostra scuola. A prescindere da amicizia, grado di parentela o conoscenza diretta, l’impressione è che quelli siano “i ragazzi di tutti…I nostri ragazzi!”.

“Anche se non ho figli in Ottava, ho visto tutti e quattro gli spettacoli e se lo ripetessero cento volte, ci sarei a tutte e cento”, ci rivela una raggiante spettatrice. “Vi assicuro che ogni giorno è stato diverso e ogni volta i ragazzi mostravano qualcosa di nuovo del loro essere”.
Ed è proprio questa la sfumatura più emozionante che abbiamo conosciuto: vedere questi ragazzi indossare “una maschera” di teatro, scelta su misura per loro (e con loro) dalla maestra di classe, e, paradossalmente, capire che è proprio in quell’istante in cui la accettano e la fanno propria, che tirano fuori la vera essenza, la loro vera natura, anche di fronte agli stessi, sorpresissimi maestri.

“Questo loro svelarsi diviene per noi maestri una grande occasione pedagogica. Sarebbe interessante far fare loro una piccola rappresentazione ancora prima, partendo magari dalla Sesta, a inizio anno, nel periodo dell’adolescenza, del bianco e nero per intenderci…E’ una proposta che farò. Sarebbe prezioso sia per i ragazzi che per noi maestri…Potremmo andare ancora più in profondità. E’ incredibile come si siano scoperti e ci abbiano fatto vedere chi sono, nascondendo la vergogna dietro le maschere!”. Mentre ce lo dice Laura ha una luce negli occhi quasi accecante.
Fuori dal teatro il pubblico pagante non vede l’ora di entrare, mentre ammira la locandina realizzata da una ragazza della classe. L’emozione è forte perché per tutti noi è un ritorno a teatro, 14 mesi dopo, e pensare di farlo in un’occasione speciale come questa, assistendo a uno spettacolo fatto dalle donne e dagli uomini del domani, rende l’esperienza ancora più unica e affascinante e, nell’aria, questa consapevolezza si sente in tutta la sua forza.

C’è da dire che i ragazzi hanno onorato le emozioni e la presenza con quattro spettacoli magnifici, rappresentando, non a caso, “La tempesta” di William Shakespeare, scritta nel 1610 ma attualissima ancora oggi e scelta per loro dalla “regista” maestra Marina.
Magie, amori, tradimenti, sotterfugi, ingiustizie, redenzioni, vendette, amicizia e tanta, tanta ironia descrivono le dinamiche umane che, nel bene e nel male, sono sempre le stesse in tutte le epoche storiche. Gli attori entrano in scena uno dopo l’altro e sembrano “nutrirsi” l’uno dell’altro. Ognuno con la propria maschera, con emozione ma anche con attenzione, concentrazione. Li vedi “entrare nel personaggio” gradualmente, sempre più convinti, sempre più immedesimati e ti accorgi, in pochi minuti, di essere dentro la storia pure tu, anche se seduto su una poltroncina al buio.
L’inizio è col botto: i nostri in mezzo alla tempesta, sballottati qua e là da “onde viventi” che meglio non potevano rappresentare la furia della natura. E poi giochi di luce spettacolari, la ricostruzione in legno della nave fatta da un commosso maestro Flavio, i costumi, riadattati e ricuciti per l’occasione, gli intermezzi musicali ad opera del maestro Damiano e del suo violino, oltre che dei ragazzi e addirittura il contributo essenziale di una “nonna make up artist”, professionista del settore, che si è espressa alla grande arricchendo il già ricco menù.

In prima fila, la maestra Marina segue, emozionata e raggiante, l’esibizione dei suoi ragazzi, pronta forse a suggerire se necessario, ma anche desiderosa di godersi lo spettacolo assieme a tutti noi. Dietro, la signora di prima che non guarda più l’orologio ma fissa, rapita, ogni dettaglio, ogni personaggio, ogni entrata in scena. E’ lei a far partire tutti gli applausi, ormai immersa completamente in quel mondo dove “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni..”
Siamo alle battute conclusive, ma sembrano passati pochi minuti. Il finale corale è qualcosa di magnifico, stupefacente e l’ultima esibizione dell’orchestra con la classe al completo è la ciliegina sulla torta di un fine settimana all’insegna dell’amato teatro, come non lo avevamo vissuto da tanto, troppo tempo. E poi applausi interminabili coordinati sempre dalla “signora senza più orologio” e fiori per tutti, anche per il maestro Damiano.

L’ultima battuta è illuminante: “Abbiamo ritrovato noi stessi quando nessuno era più se stesso…” Sembra scritta per loro, gli attori di questa splendida avventura iniziata più di otto anni fa. Loro, i nostri ragazzi di Ottava, pronti ora ad affrontare la “loro tempesta” e a godere del “sereno cammino che seguirà”.

 

Galleria Foto Opera Teatrale La Tempesta

Savino

Appassionato di musica, adoro scrivere e raccontare la Scuola dei miei bimbi. Da sempre mi occupo di tematiche sociali e con la comunità dei genitori portiamo avanti iniziative per il benessere della comunità.

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